Nel terribile impatto nove persone persero la vita

Ottavo anniversario della tragedia della Torre Piloti di Genova

Ore 22.59 del 7 maggio del del 2013 quando la torre piloti di Genova venne abbattuta da una manovra scellerata della Jolly Nero.


Dentro quella torre, un fiore all'occhiello di Genova e dalla Marineria, c'erano dei ragazzi che lavoravano, nove di loro non ebbero scampo: chi controllava il traffico, chi era in ascensore, chi pensava al turno della notte.
Ragazzi di Genova, ragazzi della Campania, toscani, siciliani, ragazzi e basta, che stavano lavorando, Daniele Fratantonio, Giovanni Iacoviello, Davide Morella, Marco De Candussio, Giuseppe Tusa, Francesco Cetrola, Michele Robazza, Sergio Basso, Maurizio Potenza.

Il Coronavirus ha interrotto, al momento, i processi e le indagini. Il 12 marzo era stata fissata l'udienza in Cassazione per il filone principale, quello sul crollo, ma con il lockdown è stata sospesa a data da destinarsi. In appello era stato assolto il pilota del porto Antonio Anfossi (in primo grado era stato condannato a quattro anni) ed erano state confermate le assoluzioni per Giampaolo Olmetti, comandante d'armamento, e per il terzo ufficiale Cristina Vaccaro. I giudici avevano ridotto la condanna al comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni (da 10 anni e 4 mesi a 9 anni e 11 mesi).

In primo grado il primo ufficiale della nave cargo Lorenzo Repetto 
era stato condannato a 8 anni e 6 mesi (pena confermata) e a 7 anni il direttore di macchina Franco Giammoro (confermata). La compagnia armatrice era stata condannata al pagamento di un milione e 500mila euro perché ritenuta responsabile di illecito amministrativo relativo al comportamento del comandante. La pena era stata confermata.

Il secondo filone relativo alla costruzione della torre che vede imputati costruttori e datori di lavoro delle vittime è ancora in primo grado e si sta cercando di capire dove svolgere le prossime udienze nel rispetto delle nuove norme sanitarie. La procura aveva inizialmente chiesto l'archiviazione.

Era stata la tenacia della mamma di Giuseppe Tusa, una delle vittime, Adele Chiello a fare approfondire le indagini e a portare a 12 gli indagati.

Adele sempre vicino ai familiari delle altri stragi dal Vajont a quella del 29 giugno 2009 di Viareggio al ponte Morandi e purtroppo di molte altre che ancora chiedono giustizia e verità. 

Il Mondo Che Vorrei Onlus rinnova in occasione di questo ottavo anniversario della tragedia la vicinanza ad Adele e alle famiglie colpite con la speranza che la giustizia possa fare il suo corso e condannare in maniera esemplare i veri colpevoli.