La Cassazione condanna... ma la pena non viene applicata

Tredici anni fa il rogo alla Thyssen.... e i due condannati in semilibertà

La notte del 6 dicembre 2007 le fiamme dell’incendio alla linea 5 della fabbrica siderurgica Thyssenkrupp di Torino avvolgevano mortalmente sette operai, Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi.

Ricordiamo inoltre che la Corte di Cassazione aveva ritenuti colpevoli, i due manager tedeschi, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, insieme ad altri dirigenti, di omicidio colposo, incendio doloso e omissioni di misure antinfortunistiche

Le cause.... turni massacranti, misure di sicurezza più che inadeguate, assenza di manutenzione degli impianti che l’azienda aveva deciso di chiudere. La legge del profitto richiedeva cinicamente il sacrificio di sette vite umane per risparmiare sui costi della sicurezza ritenuti dai dirigenti Thyssen ormai superflui.

Ma a distanza di tredici lunghi anni, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, condannati in via definitiva Italia a cinque anni, non stanno scontando la pena. Infatti le leggi del Nord Reno-Westfalia, il land dove abitano e dove l’azienda ha la sua sede, consentono ai due condannati soltanto il carcere la notte, di giorno in ufficio a lavorare e nel weekend anche la possibilità di tornare dalle rispettive famiglie.

L'Associazione Il Mondo Che Vorrei si è sempre mostrata vicina alle "mamme della Thyssen" e le farà ancora più forte in seguito finchè giustizia vera non sarà fatta. 
 Il problema è che le condanne italiane in Germania vengono poi ridotte, ridicolizzando la stessa Giustizia italiana, si giunge a ridurre la pena di un 50% e quindi, dimezzandosi di volta in volta, la pena finale si riduce a poco e a volte diviene circa meno di un terzo di quella originale.