Il processo strage di Viareggio. Svolgimento del processo e decisione.

Il processo strage di Viareggio. Svolgimento del processo e motivi della decisione.

Quella che resterà alla storia come la strage ferroviaria di Viareggio, 32 morti e centinaia di feriti, poteva essere evitata. 

UN’ATTESA LUNGA OTTO ANNI – Ci sono voluti oltre otto anni per vedere riconosciute le ’cause’ della strage che sconvolse la città di Viareggio quella tragica sera del 29 giugno 2009 e per conoscere le motivazioni delle condanne inflitte a 23 degli imputati. Oltre che le ragioni delle condanne, sono di notevole interesse anche quelle delle assoluzioni totali e parziali riconosciute ad alcuni imputati, tra cui Mauro Moretti e Vincenzo Soprano. Decisioni che non mancheranno di produrre ulteriori sviluppi in sede di appello.

REGOLE TECNICHE NON RISPETTATE E SEGNALI DI ALLARME IGNORATI – In queste parole scritte dai tre giudici del Tribunale di Viareggio vi è la sintesi estrema di questa tragedia, essa  “costituisce un ‘evento’ derivato da una concatenazione di accadimenti strettamente consequenziali tra loro che sarebbe stato possibile evitare attraverso il rispetto di consolidate regole tecniche create proprio al fine di garantire la sicurezza del trasporto ferroviario e soprattutto, prestando massima attenzione ai diversi segnali di allarme che si erano manifestati già prima del fatto e che preludevano al disastro”. Una frase che sintetizza al meglio e conferma solennemente quello che da otto anni affermiamo insieme ai familiari delle vittime.

RISPARMIO E SCELTE GESTIONALI – I giudici, riguardo alle società coinvolte nel processo, ritengono che esse abbiano “ottenuto vantaggi consistenti nel risparmio economico derivato dalla omissione di interventi di carattere tecnico”.

RESPONSABILITA’ DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO – Un passaggio importante è dedicato alla figura apicale, quella dell’amministratore delegato, al quale “non poteva e non doveva sfuggire l’assenza di adeguata analisi e valutazione dei rischi connessi alla circolazione di convogli trasportanti merce pericolosa sull’intera rete nazionale”. Secondo i giudici “le omissioni sono espressione di una generale linea aziendale e imprenditoriale di precise scelte gestionali, in particolare in materia di manutenzione, nonché di strutturali carenze organizzative e valutative risalenti nel tempo e facenti capo direttamente ai vertici di Rfi e all’amministratore delegato». Quindi chi ricopriva quell’incarico «era ben consapevole delle violazioni, dell’assenza dei livelli di sicurezza. 
Sentenza Integrale (suddivisa per pagine)